Giovanni Paolo II ci offre una visione di insieme dello sviluppo storico della meditazione sulla collaborazione di Maria al Redentore :
1. Dicendo che «Maria Vergine è riconosciuta e onorata come vera madre di Dio, madre del Redentore» [1], il Concilio attira l'attenzione sul legame esistente tra la maternità di Maria e la redenzione.
Dopo aver preso coscienza del ruolo materno di Maria, venerata nella dottrina e nel culto dei primi secoli quale madre verginale di Gesù Cristo e quindi madre di Dio, nel medioevo la pietà e la riflessione teologica della Chiesa approfondiscono la sua collaborazione all'opera del Salvatore.
Questo ritardo si spiega con il fatto che lo sforzo dei Padri della Chiesa e dei primi Concili ecumenici, incentrato com'era sul mistero dell'identità di Cristo, lasciò necessariamente nell'ombra altri aspetti del dogma. Sarà solo progressivamente che la verità rivelata potrà essere esplicitata in tutta la sua ricchezza. Nel corso dei secoli la mariologia si orienterà sempre in funzione della Cristologia. La stessa divina maternità di Maria viene proclamata nel Concilio di Efeso soprattutto per affermare l'unità personale di Cristo. Analogamente avviene per l'approfondimento della presenza di Maria nella storia della salvezza.
Sant'Ireneo
2. Alla fine del secondo secolo sant'Ireneo, discepolo di Policarpo, pone già in evidenza il contributo di Maria all'opera della salvezza. Egli ha compreso il valore del consenso di Maria al momento dell'Annunciazione, riconoscendo nell'obbedienza e nella fede della Vergine di Nazaret al messaggio dell'angelo l'antitesi perfetta della disobbedienza e dell'incredulità di Eva, con effetto benefico sul destino dell'umanità.
Infatti, come Eva ha causato la morte, così Maria, col suo «sì», è divenuta «causa di salvezza» per se stessa e per tutti gli uomini [2]. Ma si tratta di un'affermazione non sviluppata in modo organico e abituale dagli altri Padri della Chiesa.
Giovanni il Geometra, san Bernardo, ecc...
Tale dottrina, invece, viene sistematicamente elaborata per la prima volta, alla fine del decimo secolo, nella «Vita di Maria» di un monaco bizantino, Giovanni il Geometra. Maria è qui unita a Cristo in tutta l'opera redentrice partecipando, secondo il piano divino, alla croce e soffrendo per la nostra salvezza. Ella è rimasta unita al Figlio «in ogni azione, atteggiamento e volontà» [3] .
L'associazione di Maria all'opera salvifica di Gesù avviene mediante il suo amore di madre, un amore animato dalla grazia, che le conferisce una forza superiore: la più esente da passione si mostra la più compassionevole [4] .
3. In Occidente san Bernardo, morto nel 1153, rivolgendosi a Maria, così commenta la presentazione di Gesù al tempio: «Offri tuo Figlio, sacrosanta Vergine, e presenta al Signore il frutto del tuo seno. Per la nostra riconciliazione con tutti offri l'ostia santa, gradita a Dio» [5].
Un discepolo ed amico di san Bernardo, Arnaldo di Chartres, mette in luce in particolare l'offerta di Maria nel sacrificio del Calvario. Egli distingue nella croce «due altari: uno nel cuore di Maria, l'altro nel corpo di Cristo. Il Cristo immolava la sua carne, Maria la sua anima».
Maria s'immola spiritualmente in profonda comunione con Cristo e supplica per la salvezza del mondo: «Quello che la madre chiede il Figlio lo approva, il Padre lo dona» [6] .
Da questa epoca in poi altri autori espongono la dottrina della speciale cooperazione di Maria al sacrificio redentore.
4. Contemporaneamente, nel culto e nella pietà cristiana, si sviluppa lo sguardo contemplativo sulla «compassione» di Maria, significativamente rappresentata nelle immagini della Pietà. La partecipazione di Maria al dramma della croce rende questo evento più profondamente umano ed aiuta i fedeli ad entrare nel mistero: la compassione della madre fa scoprire meglio la passione del Figlio.
Con la partecipazione all'opera redentrice di Cristo, viene anche riconosciuta la maternità spirituale ed universale di Maria.
In Oriente, Giovanni il Geometra, dice di Maria: «Tu sei nostra madre». Rendendo grazie a Maria «per le pene e le sofferenze sopportate per noi», egli ne mette in luce l'affetto materno e la qualità di madre nei confronti di tutti coloro che ricevono la salvezza [7].
Anche in Occidente la dottrina della maternità spirituale si sviluppa con sant'Anselmo, che afferma: «Tu sei la madre... della riconciliazione e dei riconciliati, la madre della salvezza e dei salvati» [8] .
Maria non cessa di essere venerata come madre di Dio, ma il fatto di essere nostra madre, conferisce alla sua maternità divina un nuovo volto ed apre a noi la via per una più intima comunione con lei.
5. La maternità di Maria nei nostri confronti non consiste soltanto in un legame affettivo: per i suoi meriti e la sua intercessione ella contribuisce efficacemente alla nostra nascita spirituale e allo sviluppo della vita della grazia in noi. Per questo motivo Maria viene chiamata «madre della grazia», «madre della vita».
Il titolo «madre della vita» usato già da Gregorio Nisseno, è stato spiegato così da Guerrico d'Igny, morto nel 1157: «Ella è la madre della vita, di cui vivono tutti gli uomini: generando da se stessa questa vita, in un certo modo ha rigenerato tutti quelli che l'avrebbero vissuta. Uno solo fu generato, ma noi tutti fummo rigenerati» [9] .
Un testo del tredicesimo secolo, il «Mariale», usando un'immagine ardita, attribuisce questa rigenerazione al «parto doloroso» del Calvario, con il quale «è diventata madre spirituale di tutto il genere umano»; infatti «nelle sue caste viscere ella concepì, per compassione, i figli della Chiesa» (Q. 29, par. 3).
6. Il Concilio Vaticano II, dopo aver affermato che Maria «cooperò in modo tutto speciale all'opera del Salvatore...», così conclude: «Per questo diventò per noi madre nell'ordine della grazia» [10], confermando, in tal modo, il sentire ecclesiale che vede Maria accanto al Figlio come madre spirituale dell'intera umanità.
[1] «Lumen gentium», 53.
[2] cf. «Adversus haereses», 3.22,4; SC 211,441.
[3] «Vita di Maria», Bol. 196, f. 122 v..
[4] cf. Ivi, Bol. 196, f. 123 v..
[5] «Sermo 3 in Purif.»: 2, PL 183,370.
[6] «De septem verbis Domini in cruce», 3: PL 189,1694.
[7] cf. Discorso d'addio sulla dormizione della gloriosissima Nostra Signora Madre di Dio, in A. Wenger, «L'Assomption de la T.S. Vierge dans la tradition byzantine», 407.
[8] cf. «Oratio» 52,8: PL 158,957A.
[9] «In Assumptione», I,2: PL 185,188.
[10] «Lumen gentium», 61
Papa Giovanni Paolo II,
Udienza Generale, 25 Ottobre 1995