Ai cristiani di tutti i tempi, Maria appare come colei che prova per le sofferenze dell'umanità una viva compassione. Tale compassione non consiste soltanto in una partecipazione affettiva, ma si traduce in un aiuto efficace e concreto di fronte alle miserie materiali e morali dell'umanità.
La Chiesa, seguendo Maria, è chiamata ad assumere un identico atteggiamento verso i poveri e tutti i sofferenti della terra. L'attenzione materna della Madre del Signore alle lacrime, ai dolori ed alle difficoltà degli uomini e delle donne di tutti i tempi, deve stimolare i cristiani, in particolar modo all'avvicinarsi del terzo millennio, a moltiplicare i segni concreti e visibili di un amore che faccia partecipare gli umili e i sofferenti di oggi alle promesse e alle speranze del mondo nuovo che nasce dalla Pasqua.
L'affetto e la devozione degli uomini per la Madre di Gesù travalicano i confini visibili della Chiesa e spingono gli animi a sentimenti di riconciliazione. Come una madre, Maria vuole l'unione di tutti i suoi figli. La sua presenza nella Chiesa costituisce un invito a conservare l'unanimità di cuore che regnava nella prima comunità (cf. At 1,14) e, in conseguenza, a cercare anche le vie dell'unità e della pace tra tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
Nella sua intercessione presso il Figlio, Maria chiede la grazia dell'unità del genere umano, in vista della costruzione della civiltà dell'amore, superando le tendenze alla divisione, le tentazioni della vendetta e dell'odio, e il fascino perverso della violenza.
Il sorriso materno della Vergine, riprodotto in tanta parte dell'iconografia mariana, manifesta una pienezza di grazia e di pace che vuole comunicarsi. Tale manifestazione di serenità dello spirito contribuisce efficacemente a conferire un volto gioioso alla Chiesa. Accogliendo nell'Annunciazione l'invito dell'angelo a rallegrarsi («cháire» = rallegrati: Lc 1,28), Maria partecipa per prima alla gioia messianica, già predetta dai profeti per la «figlia di Sion» (cf. Is 12,6; Sof 3,14-15; Zc 9,8) e la trasmette all'umanità di ogni tempo.
Il popolo cristiano, invocandola come «causa nostrae laetitiae», scopre in lei la capacità di comunicare la gioia che nasce dalla speranza, anche in mezzo alle prove della vita, e di guidare chi a lei si affida alla letizia che non avrà fine.
Papa Giovanni Paolo II,
Udienza Generale, 22 Novembre 1995, § 6.7.8