Giuseppe, essendosi reso padrone dell'impudica padrona, è diventato l'illustre padrone dell'Egitto; io invece che do ascolto alle fole passioni del corpo, lascio regnare su di me il peccato.
Divina Madre di Dio, Maria, strappami dall'Egitto delle passioni, alla schiavitù in cui il nemico mi ha ridotto, vincendo i flutti dei moei perversi pensieri, e salvami per risalire il monte del pentimento.
Ho abbandonato i divini comandamenti e sono diventato schiavo delle voluttà ; tramite loro la mia anima ha perso la sua bellezza e si è coperta di tenebrosa oscurità ; manifesta tu a me la tua mediazione, e nella tua bontà fai valere i tuoi diritti su di me, tuo servo.
O Vergine immacolata, io che sono macchiato dai piaceri ti imploro : libera la mia carne da ciò che la avvilisce, donami in ogni tempo lacrime purificatrici e capaci di spegnere il fuoco della geenna.
[Spiegazioni.
L'autore parla dell'Egitto in modo allegorico. Il popolo di Dio era un tempo schiavo in Egitto, e Iddio lo fece uscire. Oggi, l'autore si sente schiavo delle passioni del corpo, e la preghiera lui ottiene la liberazione.]
Canoni vari alla Madre di Dio. Modo plagale terzo. Ode III.
G. Gharib e E. Toniolo (ed) Testi mariani del secondo Millennio.
1. Autori orientali, Città nuova Roma 2008, p. 96
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