60. Oltre alla pratica interiore di questa devozione, di cui abbiamo ora parlato, ce ne sono altre che non bisogna omettere, né trascurare.
61. La prima è di darsi a Gesù Cristo, in qualche giorno importante, per le mani di Maria, di cui ci facciamo schiavi; di comunicarsi in tal giorno con questa intenzione e di passarlo in preghiera: si rinnoverà questa consacrazione almeno ogni anno, nello stesso giorno.
62. La seconda è di pagare ogni anno, nello stesso giorno, un piccolo tributo alla Vergine, quale prova di servitù e di dipendenza; tale fu sempre l'omaggio degli schiavi verso i loro padroni. Ora questo tributo consiste o in qualche mortificazione, o in qualche elemosina, o in qualche pellegrinaggio, o in qualche preghiera. Il Beato Marino, secondo quanto racconta suo fratello, San Pier Damiano, si disciplinava pubblicamente tutti gli anni, nello stesso giorno, davanti ad un altare della Vergine. Non si domanda, né si consiglia tanto fervore, ma se non si può dar molto a Maria, si deve però offrirle con cuore umile e riconoscente quello che le si dà.
63. La terza è di celebrare ogni anno, con devozione speciale la festa dell'Annunciazione che è la festa principale di questa devozione, stabilita appunto per onorare ed imitare la dipendenza in cui si pose il Divin Verbo, in tal giorno, per amore nostro.
64. La quarta pratica esteriore è quella di recitare ogni giorno, senza però obbligarvici sotto pena di peccato, qualora vi si manchi, la Coroncina alla Santissima Vergine, composta da tre Padre Nostro e da dodici Ave Maria; di recitare spesso il Magnificat, che è l'unico cantico che abbiamo di Maria, per ringraziare Dio dei benefici ricevuti ed attirarne altri; soprattutto non bisogna smettere di recitarlo dopo la S. Comunione, quale ringraziamento, come soleva fare la Santissima Vergine stessa, secondo il dotto Gersone.
65. La quinta è di portare una catenella benedetta al collo, o al braccio, o al piede, o attraverso il corpo. Questa pratica si può senza dubbio omettere, senza che ne soffra l'essenziale di questa devozione: tuttavia, sarebbe male disprezzarla e condannarla, nonché pericoloso volerla trascurare.
Ecco le ragioni che consigliano questa pratica esteriore:
1 - per opporsi alle funeste catene del peccato originale ed attuale, dal quale siamo stati avvinti;
2 - per onorare le corde ed i ceppi amorosi dalle quali Nostro Signore si compiacque di essere strettamente legato, per renderci veramente liberi;
3 - per farci ricordare che dobbiamo agire solo per l'impulso di questa virtù, dato che questi vincoli sono vincoli di carità: "Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d'amore" (Os 11, 4);
4 - infine, si usa portare simili catene perché abbiamo ognora presente la nostra doverosa dipendenza da Gesù e da Maria, in qualità di schiavi.
Molti grandi personaggi, che si erano fatti schiavi di Gesù e di Maria, stimarono talmente queste catenelle, che si lamentavano perché non era loro concesso di trascinarle pubblicamente ai piedi, come gli schiavi dei Turchi. Oh, catene più preziose e più gloriose delle collane d'oro e delle pietre preziose di tutti gli imperatori, poiché ci avvincono a Gesù Cristo e alla sua santa Madre, e ne sono le illustri insegne e livree!
E' conveniente che queste catene, se non d'argento, siano almeno di ferro, per la facilità di procurarsele. Non si dovrà mai deporle durante la vita, perché ci possano accompagnare fino al giorno del giudizio. Quale gioia, quale gloria, quale trionfo per un fedele schiavo, nel giorno del giudizio, se al suono della tromba, le sue ossa si leveranno da terra, tuttora strette dalla catena della schiavitù, evidentemente non consumata. Questo solo pensiero deve stimolare molto un devoto schiavo a non togliersi mai la catena, per quanto scomoda possa tornare alla natura.
San Luigi Maria Grignion di Montfort
Il segreto di Maria, 60-65