La lotta per difendere l’identità di Cristo, con Maria

All'esterno delle comunità cristiane, pagani colti e giudei intransigenti si mostrano letteralmente scandalizzati dalla pretesa cristiana di confessare Gesù Figlio di Dio e Dio, e bollano come mitico il suo presunto concepimento verginale. Prende pertanto sempre più consistenza la diceria secondo la quale Gesù sarebbe stato un impostore e un mago nato da fornicazione[1].

Ai margini delle comunità cristiane, stanno sempre più maturando tormentate correnti di pensiero che riducono l'identità di Cristo ad un semplice profeta (Ebioniti) o ad una fugace apparizione del divino in questo mondo (Gnostici). In queste dottrine la maternità di Maria è insignificante ed è ridotta ad una semplice funzione biologica o ad una maternità-ombra : o si riduceva la sua concezione verginale (Ebioniti) o si vanificava la sua vera maternità umana (Doceti). Le conseguenze di tali impalcature intellettuali sono scontate: la salvezza in Cristo e cioè l'umanizzazione di Dio e quindi la divinizzazione dell'uomo si vanificano.

Tornano così alla ribalta i tormentati interrogativi: «Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?».

La reazione dei Padri della Chiesa del secondo secolo (e anche poi del terzo) fu tempestiva, intelligente e precisa. Non ebbero timore di dialogare e combattere con i pagani colti e i giudei intransigenti.

Come vedremo, i più grandi di questi Padri chiameranno in causa Maria come vera madre e madre vergine, quale garanzia e segno della vera identità di Cristo.

Non solo, ma avvieranno un lavoro di approfondimento sulla sua presenza nella storia della salvezza che ancora oggi è attuale e biblicamente fecondo. 


[1] Cf. Gli Atti di Pilato (cf P. VANNUTELLI, Actorum Pilati textus synoptici, Roma 1938, c. 2, v. 3, 41), e il filosofo Celso (Contra Celsum, 1, 32: PG 11, 720-721). Il Discorso veritiero di Celso è del 178 circa; però la leggenda, di cui s'è fatto portavoce, doveva circolare un bel po' prima.

 


 

A.Gila