Maria, necessaria e decisiva alla Salvezza (ri-circulazione, ri-capitulazione)

La Vergine Madre, necessaria e decisiva nel progetto salvifico di Dio

La ri-circolazione

Il piano salvifico di Dio non è una riparazione o un accomodamento fatto alla meglio dell'opera prima, bensì una ripresa dal principio, una rigenerazione dall'inizio: una ricapitolazione in Cristo. In questa restaurazione radicale, ciascuno degli elementi viziati al momento della caduta viene rinnovato dalla radice.

Secondo il simbolo sviluppato da Ireneo, il male contratto dalle origini si trova vinto da un circuito inverso (ricircolazione): il Cristo riprende Adamo; la croce, l'albero della caduta, Maria riprende Eva.

 

Adamo, il nuovo Adamo

Se dunque Adamo fu creato da terra-vergine (non ancora lavorata), per virtù e potenza di Dio (cf. Gn 2, 4b-7), anche il nuovo Adamo deve avere le sue origini da terra-vergine, per la stessa potenza e virtù di Dio. Maria è questa terra-vergine, di cui Cristo si fa «primogenito»:

«Come infatti per la disubbidienza di un solo uomo  - il primo che fu plasmato da terra non coltivata -  tutti divennero peccatori e persero la vita, così bisognava che per l'ubbidienza di un solo uomo  - il primo che nacque da Vergine -  tutti fossero giustificati e ottenessero salvezza»[1].

 

Maria trasmette al Cristo tutta la realtà umana di Adamo

Se poi Adamo ebbe da Dio una natura composita di materia, l'anima razionale, fatta ad immagine e somiglianza di Dio, identica in tutto e non altra natura, deve avere anche il Salvatore: Maria trasmette al Cristo tutta la realtà umana di Adamo, perché egli sia il nuovo Adamo, il «Figlio dell'uomo»: «uomo» quindi lo chiama Ireneo, quasi compendio di tutti gli uomini fino al primo.

Se inoltre Adamo, tentato da Satana, disobbedì e cadde, Cristo per antitesi, pur essendo tentato da Satana, restò fedele nell'obbedienza, perché dove aveva abbondato il peccato sovrabbondasse la grazia.

 

Eva, nuova Eva

Analogamente al rapporto Adamo-Cristo e nello stesso contesto, Ireneo sviluppa la antitesi Eva-Maria già abbozzata da Giustino:

«In modo analogo noi troviamo che anche Maria è ubbidiente, mente dice: 'Ecco la tua serva, Signore, mi avvenga secondo la tua parola'. Eva invece la troviamo disubbidiente: non ubbidì infatti proprio quand'era ancora vergine. Ora, come Eva [...], fattasi disobbediente, divenne causa di morte tanto per sé che per tutto il genere umano, così Maria [...] obbedendo, divenne causa di salvezza tanto per sé che per tutto il genere umano [...]. Così  il nodo della disubbidienza di Eva fu sciolto dall'obbedienza di Maria: poiché quello che la vergine Eva con la sua incredulità aveva annodato, lo sciolse la Vergine Maria con la sua fede»[2].

 

In questo piano salvifico di Dio, così come Dio l'ha progettato e voluto, vanno evidenziate alcune linee teologico-mariane di notevole valore in campo mariologico:

 

La presenza e funzione di Maria nell'attuazione della Salvezza è stata "necessaria" e "decisiva".

Ireneo, infatti, in due testi in cui enuncia le grandi linee del progetto di Dio, presenta ed introduce la funzione di Maria con due espressioni forti:

« Era necessario [... che] Eva fosse assunta da Maria [...]»

(Epideixis 33)

 

«Di conseguenza si trova anche Maria, la Vergine obbediente [...]»

(Contro le eresie, III, 22, 3).

 

Maria, accogliendo la Salvezza, divenne "artefice di salvezza".

Ireneo, contemplando Maria docile al messaggio dell'Angelo (Lc 1,38), la definisce «causa di salvezza» per coloro ai quali Eva aveva causato, con la disobbedienza, la morte. Si compie da Maria ad Eva una specie di ritorno dal basso verso l'alto: il male contratto dalle origini si trova vinto da un circuito inverso (ricircolazione). Maria viene presentata nell'atto di sciogliere i nodi della disobbedienza e della morte che Eva aveva intrecciato. Infatti ciò che è legato non si scioglie che seguendo l'ordine inverso del legamento:

«Quanto la vergine Eva nella sua incredulità legò, lo sciolse la Vergine Maria con la sua fede»

(Contro le eresie, III, 22, 4)

 

Maria, all'Annunciazione del Signore, svolge il ruolo di «avvocata di Eva» nel senso di "Colei che difende il genere umano".

Il dialogo salvifico tra la vergine Maria e Gabriele non solo è visto da Ireneo in contrapposizione netta al colloquio letale tra Eva e il serpente, ma è percepito come gesto solidale di Maria con il genere umano e come azione di difesa:

«Se quella fu disobbediente a Dio, questa invece seguì volontariamente Dio, affinché la Vergine Maria divenisse avvocata della vergine Eva. E come il genere umano attraverso una vergine fu sottoposto alla morte, così venne salvato attraverso una vergine»

(Contro le eresie, V, 19, 1)


[1] Contro le eresie, III, 18,7: PG 7, 933.

[2] Contro le eresie, III, 22,4: PG 7, 958-960


A. Gila