A causa di Satana, la donna fugge e rimane nel deserto (Ap 12, 6-16).
IL DESERTO, LUOGO DELLA PROTEZIONE DIVINA
Il deserto fu primariamente spazio di rifugio. Lì, infatti, Dio concesse scampo a Israele, quando lo fece uscire dall'Egitto (Es 13,18), portandolo come su ali d'aquila (Es 19,4; Dt 32,11; cf Sal 103,5 e Is 40,31). Nel deserto procurò al suo popolo il nutrimento della manna, delle quaglie, dell'acqua (Es 16,1-36; 17,1-7), come più tardi provvederà il cibo a Elia (1 Re17 ,1-7). Nel deserto la terra si aprì per inghiottire Core, Datan e Abiram con tutte le loro famiglie e i loro aderenti (Nm 16,135).
L'Apocalisse ripensa quelle pagine in tonalità cristologico-ecclesiale. Anche la «donna», figura del nuovo popolo di Dio, sperimenta tangibilmente il soccorso divino. Nel deserto vi è un luogo di rifugio preparato per lei (Ap 12,6.14) e può raggiungerlo perché le sono date le due ali della grande aquila (Ap 12,14 ; cf Ap 8,13 ed Es 19,4; Dt 32,11). Nel deserto, lontano dal serpente, la «donna» trova il sostentamento (Ap 12,6.14), che potrebbe alludere al pane eucaristico, nuova manna (cf Gv 6,48-58). La terra spalanca una voragine per assorbire il fiume vomitato dal drago contro la «donna» (Ap 12,16).
IL DESERTO, LUOGO DI PROVA
Nel deserto, il popolo di Dio compiva il suo pellegrinaggio verso la terra promessa, terra di riposo. Durante quel lungo itinerario Israele incontrò mille avversità, interpretate dal Deuteronomio :
"Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant'anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi."
(Dt 8,2)
La Chiesa rivive quell'esperienza, a livello però di novità cristiana. Satana mobilita i propri alleati, ai quali trasmette la sua potenza demoniaca. Nel deserto, infatti, accampa un'altra donna, che è la controfigura della donna-popolo di Dio. Essa è Babilonia la grande (la Roma pagana ?), ebbra del sangue dei santi e dei martiri di Gesù (17,3-6). Lei siede sopra una bestia scarlatta che ha sette teste e dieci corna, simbolo dei re suoi gregari che combattono contro l'Agnello (= Cristo, 17,3.9-14 ; cf 13,1-2).
IL DESERTO NON È LO SCOPO ULTIMO ANZÌ, SOLTANTO UNA TAPPA
Per quanto tempo la «donna» perseguitata dovrà rimanere nel deserto? Risponde il veggente: per 1260 giorni (Ap 12,6). Questa cifra ha il suo parallelo prossimo in Ap 12,14, ove si ripete che la «donna» troverà cibo nel deserto" per un tempo, due tempi e la metà di un tempo»: formula chiaramente derivata da Dn 7,25 (cf 12,7), che la usava in rapporto alla persecuzione di Antioco IV Epifane (168-165 a.C.).
I 1260 giorni corrispondono anche al periodo della missione profetica dei due testimoni (Ap 11,3). In più, il numero suddetto è il prodotto di 42 x 30 (= 1260), quindi equivale esattamente ai 42 mesi lunari (di 30 giorni ciascuno ) nei quali imperversa sia la persecuzione dei pagani che calpestano la città santa (Ap 11,2), sia il potere blasfemo della bestia (Ap 13,5). Dunque, le tre espressioni: 1260 giorni, 1 tempo + 2 tempi + la metà di un tempo e 42 mesi, sono simili ed esprimono un rapporto qualitativo simbolico. Stanno a designare un periodo di forte tribolazione, di violenza, di angoscia, di calamità, di morte...
Del resto "tre e mezzo" sono la metà di sette, numero perfetto. È una totalità dimezzata. il simbolismo del "tre e mezzo" ha perciò la funzione di sottolineare che i tempi dell'angoscia, per quanto sembrino lunghi, sono parziali e non intaccano il tempo di Dio. Satana sa di avere "poco tempo" (Ap 12,12).
Le tre espressioni : 42 mesi (AP 11, 2-3), 1260 giorni (Ap 12,6) e "un tempo, due tempi e la meta di un tempo" (Ap 12,14) significano un periodo di forte prova, di violenza, angosce, morte, ivi compreso nella città santa. Ma tutti dicono che non è per sempre.
A somiglianza di quanto avvenne per Israele, vi è un appuntamento ultimo che sta ben oltre il deserto.
La vocazione della Donna, infatti, è quella di diventare la "sposa dell'Agnello" (Ap 21,9), la "nuova Gerusalemme" (Ap 21,2), in cui « non ci sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate » (21,4). Non più il sole e la luna saranno le sorgenti del suo fulgore, poiché "la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello" (= Cristo, Ap 21,23; cf Is 60,1-2.19-20).
Parimenti l'universo intero, il cosmo, non rimarrà sempre nel deserto di un'esistenza incompleta. Entrerà nella gloria:
" La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio."
(Rm 8, 19-21)
Maria nella gloria non è soltanto la prima in cammino rispetto ad Israele, o rispetto alla Chiesa, o rispetto all'umanità.
Maria è la prima in cammino rispetto a tutte le creature, rispetto a tutto il cosmo.
- cf. A.SERRA, “Bibbia”, Nuovo dizionario di mariologia, a cura di De Fiores, San Paolo, Turino 1986, p.265-272,
- cf. G. BIGUZZI, La donna, il drago e il Messia in Ap 12, in Theotokos 8 (1/2000), pp.17-66
A. Serra