L'autore medita sull'ubbidienza di Maria nel racconto dell'Annunciazione così come nel canto del Magnificat. È un'ubbidienza a Dio Padre. È un'ubbidienza che apre la porta all'irruzione straordinaria di Dio nella sua vita.
L'autore illumina la sua meditazione per mezzo della lettera di san Paolo agli Ebrei.
a) La maturazione di Maria: dal "timore di Dio" all'obbedienza" a Dio
Dio spesso usa dei segni di rivelazione, anche di tipo straordinario. Nel caso specifico di Maria, tali possono essere: la visita e il messaggio dell'angelo Gabriele (cf Lc 1, 26-38); la notizia della gravidanza della sterile ed anziana Elisabetta (cf Lc 1,36) la vista della sua parente incinta (Lc 1,40); il sussulto del bambino nel grembo di Elisabetta (Lc 1,41); le parole ispirate che costei le rivolge (Lc 1, 42-45)... Grazie a questi fatti e a queste parole, Maria si rende sempre più conto, non senza turbamento (Lc 1,29), dell'irruzione straordinaria di Dio nella sua vita.
Maria continuerà ancora ad attuare la volontà di Dio Padre attraverso l'osservanza della legge del Signore. Notiamo che le cinque annotazioni lucane sull'osservanza della legge da parte di Maria (Lc 2,23.24.27.39.42) sono tutte successive al racconto dell'annunciazione (Lc1,26-38).
Ma, dall'annunciazione in poi, a Maria è chiesto di far diventare la parola divina, comunicatale dall'angelo (Lc 1,35), il criterio della sua vita. A partire dall'incontro con l'angelo, il discernimento spirituale di Maria procede, piuttosto, dall'evento cristologico - complessivamente inteso - all'interpretazione della volontà di Dio.[1]
b) L'apprendimento dell'obbedienza da parte di Gesù Cristo
" Nei giorni della sua carne, con grandi grida e lacrime, egli offrì preghiere e suppliche a Colui che lo poteva salvare dalla morte, e fu esaudito a motivo del suo timore di Dio. 8 Benché fosse Figlio, imparò l'ubbidienza dalle cose che soffrì."
(Eb 5,7-8)
Durante la passione, a Gesù viene chiesto un incremento di affidamento alla volontà del Potente, che, non senza grida e lacrime, egli raggiunge nella preghiera. Ha dovuto imparare ad essere obbediente a Dio (Eb 5,7-8), a tal punto da fidarsi della potenza divina di salvarlo dalla morte, senza pretendere, né predeterminare, né invocare un modo di liberazione piuttosto che un altro.[2]
c) L'apprendimento dell'obbedienza da parte di Maria
È indiscutibile che il discernimento di un progetto divino (Lc 1,29) così indeducibile ed eccedente rispetto alle attese umane non poteva non comportare anche per Maria l'esperienza dell'incomprensione anche, dello stupore e, di conseguenza, Un notevole grado di travaglio e di tormento interiore.
L'evangelista è consapevole che passare dal timore di Dio all'obbedienza della serva non ha significato per Maria soltanto ascoltare ed osservare la parola di Dio contenuta nella sacra Scrittura e nelle usanze tradizionali d'Israele.
Nella personalità di Maria si è verificata una continua maturazione dell'atteggiamento di obbedienza, attraverso la meditazione e l'interpretazione delle parole di Gesù e dei segni quotidiani di rivelazione sprigionati dall'esistenza di lui, fino ai segni supremi della rivelazione pasquale. In questo senso, anche della serva del Signore, potremmo affermare che divenne "obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Fil 2,8bc) del Figlio (cf Gv 19,25). [3]
d) La conformità di Maria a Cristo nell'obbedienza e nell'esaltazione
Maria, "obbedendo divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano".
(IRENEO Di LIONE, Adversus Haereses 3,22,4).
Anche Maria - come tutti gli obbedienti - viene salvata da Cristo : Cristo "reso perfetto, divenne autore di salvezza eterna per tutti coloro che gli ubbidiscono, essendo da Dio proclamato sommo sacerdote, secondo l'ordine di Melchisedek" (Eb 5,9-10).
In seconda istanza, Maria, che obbedisce a Cristo salvatore, diventa strumento per soccorrere Israele (cf Lc 1,54). Secondo quanto attestano numerosi scritti biblici e giudaici, le "grandi cose" compiute da Dio tramite una persona hanno questa efficacia salvifica sul piano non solo individuale, ma anche collettivo. Nel caso di Maria, questo dato appare tanto più vero, quanto più si tiene conto che ella ha fatto del "servizio" a Dio la definizione della sua stessa persona.
e) Una tipologia per tutti
Il Magnificat riconosce che l'atteggiamento del timore di Dio (analogo a quello assunto da Cristo durante la passione - "fu esaudito a motivo del suo timore di Dio" (Eb 5,7) - è l'ambito in cui si dispiega in maniera perenne la misericordia di Dio (Padre).
"E la sua misericordia si estende di generazione in generazione verso coloro che lo temono"
Lc 1,50
Diventa oggetto degli interventi esaltanti di Dio (Lc 1,49) chi - come Maria - rinuncia alla propria volontà (Lc 1,38), per offrirsi a lui ed entrare al suo "servizio".
Perciò, per venire esaltati da Dio, quelli che sono "umili" - come Gesù (Fil 2,8) e Maria (Lc 1,48) - devono anch'essi lasciar agire nella loro esistenza il Potente ( cf Lc 1,49 ; Eb 5,7). Soltanto se conformano i loro desideri alla volontà salvifica di Dio - come fecero sia Gesù che Maria -, anche costoro vengono da lui innalzati.[4]
[1] Franco MANZI, La "forma" obbedienziale del servizio di Gesù Cristo e di Maria. Confronto esegetico-teologico di Fil 2,7 con Lc 1,48 Estratto della Tesi di Laurea, Marianum, Roma 1999. p. 80-81
[2] Ibid., p. 82
[3] Ibid., p. 82-85
[4] Ibid., p.87-90
Franco Manzi
Franco Manzi et l’équipe de MDN.