Alla Visitazione, il sacerdote tace.
I commentatori al vangelo di Luca qualificano inoltre il mutismo di Zaccaria come castigo di Dio perché il sacerdote non ha accettato acriticamente l'annuncio e ha posto una questione: «In che modo potrò conoscere questo? Lo sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni» (Lc 1,18).
Eppure, sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento l' «eccomi» detto a Dio presuppone un dialogo. Così Abramo: "A uno di cento anni nascerà un figlio?" (Gn 18, 12) Così Mosè: «Chi sono io perché vada dal Faraone e faccia uscire i figli d'Israele dall'Egitto?» (Es 3,11); così Maria: «Come avverrà questo, poiché io non conosco uomo?» (Lc 1,34). Quindi il mutismo di Zaccaria non è detto che sia una punizione di Dio per chi ha osato chiedere una spiegazione.
Pur sapendo di muovermi nel terreno infido e precario delle interpretazioni, ritengo significativo il silenzio del sacerdote quando agisce Dio.
Come il sonno dell'Adam primordiale, così l'incapacità di Zaccaria a parlare è, potrebbe essere, segno della premura di Dio che sottrae il sacerdote alla tentazione di voler capire per poter poi spiegare, come i tre compagni di Giobbe. Zaccaria era nella pienezza della sua funzione pubblica. Nonostante l'ufficialità e la «sacralità» del personaggio così fortemente sottolineate, il sacerdote rimane muto, Zaccaria non ha niente da dire.
V. OCCHIPINTI, Visitazione, in “Theotokos”, 1997, n° 1, p. 113-119, p. 114.
Vilma Occhipinti