Luca descrive il viaggio di Maria in chiara analogia con il trasferimento dell'arca dell'alleanza verso Gerusalemme, narrato in 2Sam 6,2-11. Il sobbalzare di Giovanni nel grembo materno richiama la gioia di David e di tutto il popolo davanti all'arca; le parole con cui Elisabetta saluta Maria riproducono da vicino l'esclamazione del re: «Come è possibile che l'Arca del Signore venga a me?». Maria rimane nella casa di Zaccaria circa tre mesi, la stessa durata del soggiorno dell'arca nella casa di Obed-Edom. Sia l'arca che Maria spandono benedizione con la loro sola presenza.
Maria, la madre del Dio-con-noi, è ora l'arca della nuova alleanza, nuova dimora di Dio, nuova trasparenza della presenza divina tra gli uomini. Questa giovane donna in cammino verso la montagna è segno della realizzazione della promessa di Dio a Mosè e a tutto il popolo d'Israele: « Io cammino con voi » (Es 33,14).
Maria, trasformata in nuova dimora di Dio dalla potenza dello Spirito, è immagine di tutti i cristiani, i quali, in Gesù Cristo, sono resi «familiari di Dio», «edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito» (Ef 2,22).
Agostino ha un bel commento su questa realtà misteriosa dell'inabitazione dello Spirito nei cristiani. Egli si domanda :
«Che cosa fa lo Spirito di Dio in noi? Ci distrugge, ci umilia, ci aliena? Oppure ci esalta, ci dilata, ci libera dalle nostre piccolezze?».
Egli quindi spiega come l'opera di Dio, che viene a dimorare in noi, ci dilata e ci trasforma.
«Se tu dovessi ricevere in casa tua qualche ricco, ti troveresti allo stretto: non trovi più dove stare tu, dove mettergli il letto, dove mettere i tuoi figli, la tua famiglia [...]. Ti domandi:
"Che cosa faccio, dove vado, dove debbo traslocare?"
Ed ecco la soluzione: "ricevi il ricco Spirito di Dio: sarai dilatato, non messo nell'angustia". Dirai al tuo Ospite: "Quando tu non c'eri, io mi trovavo allo stretto, ero nelle angustie. Hai riempito la mia casa e non hai messo fuori me, ma hai soltanto messo fuori la mia piccolezza, le mie angustie"»[1]
Maria sperimenta in un modo singolarmente pieno e reale questa dilatazione interiore e la esprime con stupore riconoscente nel suo canto: Maria magnifica, «rende grande» il Signore, perché il Signore l'ha resa grande e ha fatto grandi cose in lei, piccola e umile serva.
[1] AGOSTINO, Discorsi 169,12, in PL 38,924.
Maria Ko Ha Fong,
Lectio divina su Lc 1,39-45 in “Theotokos”, 1997, n° 1,
pp. 177-195 p. 179-180