Lc 2, 41-52 stupisce per la qualità relazionale di Gesù coi dottori e per la capacità di trascendenza nella sua relazione con i propri genitori.
Questa pagina di vangelo è luce per la nostra vita sociale e familiare, tutta la nostra vita relazionale.
La relazione di Gesù con i dottori
Finalmente lo trovano che si intrattiene con i dottori, stando in mezzo a loro.
La notazione annuncia profeticamente la presenza del Cristo, nella fragilità di un ragazzino senza alcun intento dominatore, tra quanti saranno uniti nel suo nome (cf Mt 18,20).
Luca ci dice anche che «li ascoltava e li interrogava» (Lc 2,46), segno di un dialogo alla pari, dove non c'è chi parla di fronte a un altro che ascolta, ma si instaura un clima di confidenza e di reciproca, sincera ricerca della verità.
Gesù aveva ritenuto di dover restare con i dottori perché probabilmente vi aveva rinvenuto una fondamentale disponibilità all'incontro con Dio, quella rettitudine che riconoscerà all'israelita «senza falsità» lodando Natanaele (Gv 1,47).
Ad essi comincia a parlare delle cose di Dio, come fossero i suoi naturali interlocutori, manifestando la sua sapienza e donando il suo punto di vista sulle cose, ma senza strafare, senza scandalizzare o annunciare verità che avrebbero potuto essere dirompenti e lacerare il clima d'ascolto reciproco che si era venuto creando.
La relazione di Gesù con i genitori
Maria aveva serbato nel suo cuore tanti segni speciali relativi alla sua maternità e soprattutto l'annunzio di regalità del figlio, ma poi nella vita di ogni giorno una manifestazione coerente non c'era ancora stata.
È questo dunque il momento della rivelazione ?
Al vederlo, restarono stupiti e sua madre gli disse :
"Figlio, perché ci hai fatto così ? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo." (Lc 2, 48)
«L'angoscia» materna e paterna in fondo appare come l'annuncio di una nuova fase, il gioco del disvelamento di un modo di vivere il rapporto con Dio, il travaglio che prepara una nuova rivelazione che si va manifestando e che segna la vita di Gesù, come quella di Maria e Giuseppe.
La maternità di Maria non è uno status di prestigio, non è un medaglione da appendere, un dono di cui vantarsi; è un' avventura da correre...
«Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3,8).
Estratti da Giulia Paola DI NICOLA, Una maternità in discussione, in “Theotokos” anno VI, 1998, n°2, p. 455-468, p. 459-468.