Per spiegare la natura della mediazione di Maria bisogna considerare il suo rapporto con lo Spirito Santo.
Il pensiero di M.I. Miravalle.
Miravalle cerca di definire tale rapporto secondo la via dell'unione più intima che può esistere tra due esseri.
Si riferisce più particolarmente alla dottrina esposta da san Massimiliano Kolbe.
Questi desiderava ardentemente una definizione solenne della mediazione di Maria da parte dell'autorità pontificia ; egli dichiarava fondata sulla verità di tale mediazione "la milizia dell'immacolata" a cui Kolbe aveva dato vita. Ricorreva all'esempio dell'unione ipostatica, unione di due nature nell'unica persona di Cristo, per esprimere l'unione ineffabile dello Spirito Santo e di Maria. Scriveva :
"Lo Spirito Santo è in Maria nel modo, possiamo dire, in cui la seconda persona della Santissima Trinità, il Verbo, è nella sua umanità."
Nondimeno Kolbe sottolineava una differenza importante :
"in Gesù ci sono due nature, divina e umana, ma una sola persona che è Dio. La natura e la persona di Maria sono totalmente distinte dalla natura e dalla persona del Santo Spirito."[1]
Bisogna tenere conto di questa differenza essenziale per capire l'affermazione audace che "Maria è, in certo senso, l'incarnazione dello Spirito Santo", il quale non assume una carne umana, ma esercita su Maria un influsso così potente che ella viene chiamata il suo santuario. [...]
Non si può dunque confondere questa posizione dottrinale con la teoria proposta da Leonardo Boff sullo stesso tema : secondo questo autore, "lo Spirito Santo fece di Maria suo tempio, suo santuario e suo tabernacolo, in modo così reale e vero che ella dev'essere considerata come unita ipostaticamente alla terza persona della santissima Trinità"[2].
Seguendo san Massimiliano Kolbe, Miravalle evita un errore di questo genere ; esclude chiaramente una reale unione ipostatica tra lo Spirito Santo e Maria. Tuttavia egli riconosce un'unione molto intima, così perfetta che "lo Spirito Santo opera soltanto per mezzo della Santissima Vergine, sua Sposa. Perciò è la mediatrice di tutte le grazie date allo Spirito Santo."[3] Questo vale per tutte le grazie concesse all'umanità : "quando riflettiamo su queste due verità : che tutte le grazie vengono dal Padre per mezzo del Figlio e dello Spirito Santo, noi siamo condotti alla conclusione che questa Santissima Madre è dunque l'intermediario per tutte le grazie che vengono a noi."[4]
Possiamo cogliere l'intento di mostrare l'intimità unica che ha unito Maria allo Spirito Santo, ma il modo di presentarla lascia molte perplessità.[...] Anche se rileviamo la volontà di salvaguardare la distanza dall'unione ipostatica propria del solo Cristo, rimane un'impressione di massimalismo, perché il vocabolo "incarnazione" sembra accentuare eccessivamente il parallelismo e attribuire a Maria una condizione troppo simile a quella di Cristo. È sempre necessario sottolineare la differenza tra la Madre e il Figlio.
Non è l'unione ipostatica, caratteristica esclusiva del Verbo fatto carne, che può procurare un modello adatto a far capire il rapporto tra lo Spirito Santo e Maria. È vero che questo rapporto consiste in un'unione tra una persona divina e una persona umana, non del mistero di una persona divina fatta uomo.
[1] M.I. MIRAVALLE (ed), Mary Coredemptrix, Mediatrix, Advocate. Theological Foundations. II. Papal, pneumatological, ecumenical, Santa Barbara, Queenship, 1997, p. 37-39
[2] L. BOFF, O rosto materno de Deus. Ensaio interdisciplinar sobre o femino e suas formas religiosas, Petropolis, Vozes 1979, 106.
[3] MIRAVALLE, op. cit. p. 40.
[4] MIRAVALLE, op. cit. p. 41
Jean GALOT
Jean GALOT SJ, La mediazione di Maria : natura e limiti,
in "Civiltà Cattolica," 148 / 4 (1997), p.13-25. , p.16-17.