Rabano Mauro (†856) meritò il titolo di maestro della Germania (praeceptor Germaniae) a causa del vasto influsso che ebbe nel suo paese, soprattutto a partire del monastero di Fulda.
Genesi 3,15
A proposito della donna di Gn 3, 15, destinata a schiacciare la testa al serpente infernale, Rabano ci offre una duplice identificazione che del resto trova conferma nella tradizione esegetica anteriore : in questa donna è possibile scorgere sia la Chiesa che la Madre di Dio.
Se infatti la Chiesa schiaccia il capo al serpente mediante la condotta virtuosa dei suoi figli, è stato soprattutto il Figlio della Vergine, il Cristo, che ha celebrato la vittoria definitiva sul demonio. Per questo le parole della Genesi sono state riferite anche a Maria.[1]
Esodo 3,2
Anche il roveto che Mosè vide ardere senza che si estinguesse (Cf. Es 3, 2), è una figura profetica della verginità incontaminata della Madre del Signore :
« Il roveto, come alcuni ritengono, è una prefigurazione della Vergine Maria, giacché ella fece germogliare il Salvatore come un rosa, quasi traendolo dal roveto del suo corpo umano ; oppure perché ella produsse la forza del divino fulgore senza restare consumata. Perciò nel libro dell'Esodo si legge : Il Signore apparve a Mosè in una fiamma di fuoco in mezzo ad un roveto. Egli guardò ed ecco : il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. »[2]
Nm 17,23 e Isaia 11
Rabano menziona anche la verga di Aronne (Cf. Nm 17, 23), che egli interpreta in senso mariano, associandosi così ad una tradizione che lo ha preceduto :
« Altri ritengono che questo bastone, da cui spuntò il fiore senza essere stato innaffiato, sia la Vergine Maria. Ella infatti ha dato alla luce il Verbo di Dio senza rapporto con l'uomo ; e di lei è stato scritto : "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse ; un fiore germoglierà dalle sue radici"(Is 11, 1). Cristo è questo fiore che, prefigurando la sua futura passione, si imporporava con la candida luce della fede e con il sangue della sua passione ; lui che era il fiore dei vergini, la corona dei martiri, la grazia di quanti si conservano casti. »[3]
[1] Rabano Mauro, Commentaria in Genesim 1, 18, PL 107, 496 A.
[2] Rabano Mauro, De univverso 19, 6, PL 111, 513 C.
[3] Rabano Mauro, Enarrationes in librum Numerorum 2, 20, PL 108, 688 B
L. Gambero