Il principale privilegio di Maria nel Vangelo: la piccolezza e la povertà come luogo del più grande amore
Leggiamo nelle ultime dialoghi :
"Mi diceva che tutto quanto aveva sentito dire nelle prediche circa la Madonna non l'aveva impressionata. I preti ci mostrino virtù praticabili ! E' bene parlare delle sue prerogative, ma bisogna soprattutto poterla imitare! Ella preferisce l'imitazione all'ammirazione, e la sua vita è stata così semplice! Per quanto sia bella una predica sulla Madonna, se si è obbligati tutto il tempo ad esclamare: Ah!... Ah!... se ne ha abbastanza. Mi piace cantarle: Lo stretto cammino del cielo lo hai reso visibile (Teresa diceva: facile) / praticando sempre le più umili virtù"
(Carnet Jaune 23.8.9).
Teresa, che cita due versi della sua poesia, si oppone risolutamente ad una predicazione "trionfalista" che parlava solo della grandezza e dei privilegi di Maria e si fondava spesso sui vangeli apocrifi, pieni di episodi meravigliosi e straordinari. La carmelitana risponde a tali eccessi con il Vangelo, che al contrario ci mostra Maria del tutto semplice, piccola, vicina a noi ed imitabile. Teresa ritrova così il più grande privilegio dimenticato dai predicatori: il privilegio della povertà e della piccolezza che caratterizza tutta la vita terrena di Gesù e di Maria.
In ciò coincide esattamente con ciò che san Francesco scriveva nella sua ultima volontà a santa Chiara: "Io, frate Francesco, piccolino, voglio seguire la vita e la povertà del nostro altissimo Signore Gesù Cristo e della sua santissima madre". Per la Piccola santa come per il Poverello le parole "piccolezza" e "povertà" esprimono fondamentalmente la stessa realtà: il cuore del Vangelo, luogo d'incontro e della più intima comunione con Gesù e Maria.
Quando i predicatori rendevano Maria lontana ed inimitabile mostrando solo la sua "sublime gloria", Teresa la scopre al contrario nel Vangelo vicinissima a noi nella sua piccolezza e povertà:
Meditando la tua vita nel santo Vangelo
Oso guardarti e avvicinarmi a te
Credermi tua figlia non mi è difficile
perché ti vedo mortale e sofferente come me
(P 54/2).
Non temere di amare troppo la Madonna
Teresa rilegge tutti i testi del Vangelo in cui Maria è presente, utilizzando sempre come chiave di lettura l'atto d'amore: "Ti amo". In tal modo lo Spirito Santo le dona di abitare il Vangelo, rendendola immediatamente presente a tutti i misteri in esso rivelati, dall'incarnazione fino alla croce. Sono precisamente i misteri della povertà in cui "la Madonna povera abbraccia il Cristo povero" "amandolo totalmente", secondo le espressioni di santa Chiara.(1)
Dal punto di vista dell'amore Teresa ritrova il vero significato dell'adagio: "Numquam satis de Maria", cioè "mai abbastanza per Maria", "non è mai sufficiente quando si tratta di Maria". Ne dà una meravigliosa espressione quando, durante il noviziato, scrive a sua cugina Maria Guérin, che era scrupolosa:
"Non temere di amare troppo la Madonna; non l'amerai mai abbastanza, e Gesù ne sarà molto contento, perché la Madonna è sua madre" (Lettera 92).
? la stessa risposta che san Luigi Maria Grignion dava ai "devoti scrupolosi" che temevano di spiacere a Gesù amando troppo Maria: non si ama mai abbastanza Maria, perché si ama sempre Gesù per lei, in lei e con lei (2).
Questo è dunque il senso del "mai abbastanza": si tratta dell'amore, e non di inventare nuovi privilegi.
[1] Lettere ad Agnese di Praga (Seconda e Terza).
[2] San Luigi Maria di Montfort, Trattato della vera devozione § 10 e 94
P. Lethel
Estratti da P. Lethel, Teresa di Lisieux e la Vergine Maria.
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