Si fa presente che si tratta di tradizioni relativamente tardive.
Ma, sul piano della teoria della conoscenza, ciò significa poco. [...]
La forma letteraria potrà essere relativamente tardiva; la tradizione, che è stata in essa organizzata e che, per parte sua, era già formata, risale più indietro, e nessuna critica storica può escludere che il semplice nucleo della sua narrazione possa essere di nuovo più antico. Inoltre, è un criterio di una certa importanza l'accordo che si verifica nel nucleo narrativo tra due tradizioni tra loro indipendenti e strutturate anche in maniera diversissima nei particolari. Di questo tipo è l'accordo che possiamo appurare tra Marco e Matteo e, rispettivamente, le loro fonti.
Ancora, il carattere marcatamente giudeo-cristiano del tutto ha la sua importanza ; rimanda però a quei gruppi che entrano in questione solamente come primi trasmettitori di simili messaggi. [...] Propriamente parlando, « tardiva » è la comunicazione pubblica, non il nucleo della tradizione. [...]
Il secondo gruppo delle obiezioni superficiali si riferisce alla presunta derivabilità dell'idea della madre vergine da paralleli che s'incontrano nella storia delle religioni.
Filone offre è un'interpretazione allegorica e morale delle storie dei patriarchi, non un « teologumeno ellenistico » riguardante la nascita verginale degli uomini di Dio; tutto quello che da esso si può ricavare per la nostra questione è una corsa spirituale verso l'idea della verginità, verso un suo particolare modo di Fertilità e di vicinanza a Dio e, di conseguenza, verso la preparazione di uno spazio spirituale, nel quale poteva esplicarsi il messaggio del mistero del natale, non certo un modello della storia.
G. Delling ha provato convincentemente che non sono giusti neanche tutti gli altri paralleli della storia delle religioni, che sono tirati in campo qua e là.[1] [...]
Esistono motivi affini, che in un modo o nell'altro, toccano più o meno da vicino il messaggio cristiano, ed in questo non vedo niente di negativo: essi possono essere espressione di un archetipo psicologico, nell'anelito confuso del quale si manifesta, come in tutti gli archetipi veri, una profonda conoscenza della realtà, sia pure una conoscenza da conseguire, ma già presentita, anticipata nell'attesa del cuore umano.
Due generi di valutazioni chiudono gli spiriti
- la prima consiste nel nostro quieto cartesianesimo che vorrebbe allontanare la nascita ed il corpo dall'uomo per spiegarli col puramente biologico ;
- l'altra consiste in un concetto di Dio e del mondo che ritiene sconveniente un concreto agire terreno di Dio, un agire che arriva fino alla vita ed alla materia, e vuole perciò liberarsi di ciò.
Si tratta del problema di Dio: Dio è, non so dove, una profondità dell'essere che dilava ogni cosa, non si sa bene come, oppure è egli l'agente che ha potenza, che conosce ed ama la sua creazione, le è presente, opera in essa, sempre, anche oggi?
Si tratta dell'alternativa: Dio agisce o non agisce? Può egli agire veramente?
Se non può, è veramente « Dio » ? Ma che cosa significa, propriamente « Dio » ?
La fede del Dio che è rimasto realmente il creatore nella nuova creazione -Creator Spiritus - è parte centrale del messaggio del Nuovo Testamento, è la vera forza che lo muove.
Il messaggio della nascita dalla vergine Maria vuole testimoniare proprio questi due fatti:
- Dio agisce realmente, "realiter" non solo "interpretative" :
- la terra porta il suo frutto proprio perché egli agisce.
In fondo, il "natus ex Maria virgine" è una proposizione rigorosamente teologica: essa testimonia il Dio che non ha liquidato la creazione. Qui si fondano la speranza, la libertà, la tranquillità e la responsabilità del cristiano.
[1] « Parthénos », in: ThWNT V, 824-835.
J. Ratzinger (Pape Benoît XVI)
Joseph RATZINGER, La figlia di Sion, Jaca Book, Milano 1979, p.46-58
Estratti scelti da F.Breynaert