Se si limita a considerare solo la dimensione biologica o verginale, la possibilità di un concepimento verginale non appare più come un miracolo: le tecniche di fecondazione artificiale, infatti, oggi consentirebbero a una donna di concepire un bambino rimanendo vergine.
Così esse potrebbero essere legittimate proprio grazie al clamoroso precedente della madre di Gesù1.
È nota la valutazione del magistero ecclesiale sul ricorso a tali tecniche: esse sono rifiutate non solo per le possibilità di insuccesso, ancora numerose nonostante il continuo perfezionamento dei metodi, che causano il sacrificio di un certo numero di embrioni, ma soprattutto perché esse «dissociano la procreazione dal contesto integralmente umano dell'atto coniugale».2
Una riflessione solo biologica del concepimento verginale, staccata dalla considerazione del suo significato, porterebbe a giustificare tale dissociazione, dato che anche Gesù non è nato da un atto coniugale tra Maria e Giuseppe.
In realtà, l'assenza dell'incontro sessuale tra gli sposi di Nazaret è reale ; essa però trova una motivazione unica e irripetibile : non si tratta, come nel caso di chi ricorre alla fecondazione artificiale, di voler superare, con l'ausilio della tecniche, l'ostacolo ( certo drammatico) della sterilità, o di voler soddisfare il desiderio (meno legittimo! ) di programmare il patrimonio genetico del nascituro. Nel caso della coppia di Galilea i motivi che determinano questa "fecondazione assistita" dallo Spirito derivano dalla stessa volontà di Dio Padre, fonte della moralità, che vuole porre un nuovo ordine nella creazione: non un nuovo ordine biologico, ma soprannaturale, instaurando il regno di Dio in mezzo agli uomini.
La dissociazione tra generazione e rapporto sessuale nel caso di Maria e Giuseppe trova la sua spiegazione nel fatto che il Concepimento verginale di Gesù inaugura la nuova creazione degli uomini e delle donne, «i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati» (Gv 1,13).
Alla luce del mistero dell'incarnazione il concepimento di ogni essere umano, prima ancora che essere il frutto dell'unione della carne e dell'amore di un padre e di una madre, è sempre un concepimento «per opera dello Spirito Santo» di una creatura che, in Gesù Cristo, è prima di tutto figlio di Dio Padre.
[1] Nel dibattito pubblico italiano dagli inizi del febbraio 1999 molti utilizzarono questo argomento.
[2] GIOVANNI PAOLO II, Evangelium vitae, n°14. (Enchiridion Vaticano 14, 2002) Cf. CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Donum vitae. Istruzione circa il rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione (22-2-1987). (Enchiridion Vaticano 10, 1150)