L'esperto in magistero ecclesiastico F. A. Sullivan1, a proposito degli asserti della fede ritiene di suddividerli in dogmi definIti e in dogmi non definiti. La differenza tra i due tipi di asserti non si pone tanto nell'ordine della gerarchia delle verità, quanto piuttosto nel fatto che una verità di fede sia stata oggetto o meno di una definizione solenne da parte del magistero conciliare o pontificio :
1) dogmi definiti.
I dogmi definiti sono gli enunciati di fede proclamati in modo manifesto e con giudizio solenne da un Concilio ecumenico o ex cathedra dal Vescovo di Roma; tali verità esigono una risposta di fede irrevocabile da parte del credente ed escludono come eretica la proposizione contraria. Dal punto di vista mariano sono da ritenersi dogmi definiti
la dottrina efesina secondo cui il Verbo di Dio nacque veramente da Maria secondo la carne, il che significa che il Figlio della Vergine era ed è veramente Dio e che sua Madre è giustamente onorata e proclamata Theotokos, Genitrice di Dio ;
le dottrine concernenti l'immacolata concezione (Pio IX, 1854) e l'assunzione corporea di Maria (Pio XII, 1950). (Perrella, p. 52)
2) I dogmi non definiti.
I dogmi non definiti sono, invece, le dottrine presenti in modo persistente e chiaro nell'insegnamento ecclesiale, ma che non sono mai state definite in maniera formale e manifesta dall'autorità magisteriale. «È il caso di alcuni articoli del Credo. È il caso di certi problemi dogmatici che sono stati regolati da sinodi regionali, le cui decisioni sono state universalmente ricevute. Molte delle dottrine del Concilio di Trento erano dogmi della fede cattolica già prima di essere definiti... (Perrella, p. 53)
Alcune verità di fede, tra le più importanti, non sono state oggetto di definizioni perché non sono mai state messe sostanzialmente in discussione: è il caso della redenzione e della risurrezione di Cristo, fondamentali articoli di professioni della fede, ma non oggetto di definizioni propriamente dogmatiche.
Sarebbe quindi irragionevole contestare la verginità di Maria adducendo come unica ragione questa mancanza di definizione formali. (Perrella p. 242).
[1] Cfr. F. A. Sullivan, Capire e interpretare il magistero. Una fedeltà creativa, EDB, Bologna 1997, pp. 51-123.
S.-M. PERRELLA
Maria vergine e madre,
la verginità feconda di Maria tra fede, storia e teologia,
San Paolo, 2003.