Mediazione e corredenzione, una dottrina ancora da approfondire

Mediazione e corredenzione, una dottrina ancora da approfondire

"La questione del ruolo di Maria nel mistero della salvezza di Cristo, già affrontata con grande rigore dal Concilio Ecumenico Vaticano II, sta conoscendo in questi ultimi tempi una controversa attualità.

 

Un tema proposto già altre volte.

Infatti da alcuni settori della Chiesa si chiede con insistenza a Giovanni Paolo il di definire come dogma la dottrina di Maria corredentrice, mediatrice, avocata. Questi titoli hanno una loro storia e un loro contenuto, diversi tra loro, e per questo non si possono adoperare indifferentemente.

 

I titoli "Mediatrice" e "Avvocata" (nei confronti di Eva o del Popolo di Dio) vantano una grande e autorevole tradizione ecclesiale. Magisteriale e liturgica.

 

Mentre quello di "Corredentrice", a causa della sua problematicità linguistica, cristologica, pastorale ed ecumenica, non è stato mai ritenuto nel Magistero autentico dei Papi e del Vaticano II, ed è stato spesse volte contestato da autorevoli esponenti della teologia, perché non dice immediatamente e chiaramente che la relazione tra Cristo e Maria è assolutamente "asimmetrica"; Gesù è il Redentore e il Salvatore del genere umano, quindi anche di sua Madre, che è la redenta e la salvata in modo radicale (cf. Sacrosanctum Concilium 103).

 

In Nord America è attivo da quattro anni un movimento per la promozione ed attuazione del dogma di Maria Corredentrice e Mediatrice, capeggiato da Mark Miravalle, docente nell'università francescana dell'Ohio (USA); tale movimento sta raccogliendo adesioni anche da importanti esponenti del mondo ecclesiale.

Esso riprende una richiesta già avanzata nel 1921 dal Cardinal Mercier, Arcivescovo di Bruxelles, e che Pio XI (†1939) decise di non accogliere, dopo aver ascoltato i pareri di tre commissioni teologiche ; decisione confermata anche dal Vaticano II, nonostante le richieste di molti vescovi a favore del dogma espresse nella fase antipreparatoria del Concilio (1959-1960).

 

Le perplessità ecclesiali.

Dinanzi a questa non nuova richiesta, che ha suscitato le giuste e motivate perplessità della Santa Sede, fatte proprie anche dalla Pontifici a Accademia Mariana Internazionale, ed espresse con la Dichiarazione della Commissione Teologica del Congresso Mariano internazionale di Czestochowa (1996), ho ritenuto doveroso affermare come tale iniziativa appaia teologicamente inadeguata, storicamente anacronistica, pastoralmente improvvida ed ecumenicamente inaccettabile. Anzitutto perché gli studi sulla corredenzione e sulla mediazione, specialmente quelli proposti dal suddetto movimento, non hanno ancora raggiunto una profondità e una maturità teologica sufficienti.

Nessuno deve poi dimenticare il grande sforzo, non ancora pienamente compreso e attuato, della Chiesa dei nostri giorni nel riporre ogni riflessione teologica e ogni presentazione pastorale sulla Beata Vergine nell'alveo costitutivo del mistero di Cristo e della Chiesa. Non è quindi il caso di ricreare situazioni e forme di ambiguità mariocentriche non ancora del tutto dissolte, specie nell'ambito della religiosità popolare. Non va neanche sottovalutato il fatto che, se la richiesta di un n uovo dogma mariano venisse concretizzata, pur non trattandosi di un argomento principale, causerebbe un dannoso e inutile ostacolo al dialogo tra le Chiese cristiane.

 

Traspare, nei fautori del nuovo dogma, una sorta di sottovalutazione dell'insegnamento conciliare, ritenuto non del tutto adeguato a illustrare compiutamente sia la cooperazione di Cristo (corredenzione) sia la sua associazione con Cristo nell'applicare e distribuire, con la sua multiforme intercessione di grazia, di clemenza, di esempio, di maternità spirituale, la salvezza a tutti e singoli gli uomini (mediazione).

A ciò vanno aggiunte sia una scarsa attenzione all'opera dello Spirito nell'avveramento e anamnesi della presenza e attività salvifica della Parola, del Sacerdote mediatore salvifico Gesù Cristo, sia una non adeguata considerazione del ministero della Chiesa che perpetua nei secoli la grande opera della redenzione di Cristo (Cf. Sacrosanctum Concilium 102/3 ).

Si deve poi osservare che i titoli mariani (Corredentrice, Mediatrice, Avocata) addotti per sostanziare la richiesta di un dogma, relativo alla funzione di Maria e l'opera della redenzione non esprimono in modo perspicuo, proporzionato ed omogeneo la dottrina che gli estensori della petizione intendono sostenere.

A nessuno deve sfuggire che la dottrina del Concilio Vaticano, trattando autorevolmente, nella Lumen Gentium 55, della "Funzione della Beata Vergine nell'economia della salvezza", dirige e supporta gli ulteriori e doverosi approfondimenti magisteriali e teologici.

L'anacronismo storico ed ecclesiale della richiesta dogmatica, pur essendo palese, non significa rimozione del problema ; anzi richiede da parte degli studiosi un ulteriore sforzo di approfondimento per chiarire alcuni punti non del tutto esplicitati del ruolo materno salvifìco della Madre di Gesù.

Nell'attuazione dell'approfondimento teologico vanno tenuti in debito conto alcuni interessanti interrogativi: - Che cosa distingue la mediazione di Maria da quella del Figlio, da una parte, e dall'altra, da quella degli angeli, dei santi e degli altri mediatori voluti da Dio ? La mediazione di Maria è solo di esemplarità ? E se supera la semplice esemplarità, in che cosa essa esattamente consiste ? (A. Amato, Verso un altro dogma mariano ? In "Marianum" 58 [1996] p. 232).

 

Il magistero e la liturgia, oggi

La questione dell'influsso materno o della maternità nell'ordine della grazia o della cooperazione salvifica o della mediazione materna di Maria è inevitabilmente legata al grande tema della presenza di Maria : la Madre del Signore, assunta alla gloria celeste, non cessa di rimanere spiritualmente con noi, come avevano già intuito diversi Padri della Chiesa, orientali e latini.

Non si tratta di una presenza creatrice, come quella di Dio o di Cristo. Ma di una presenza di ordine teologale e materna, all'interno della comunione dei santi, esercitata in maniera discreta e universale da Maria, interceditrice misericordiosa. Presenza che perpetua, nel mistero, quella avuta, in Cristo e sotto di lui, nello svolgersi della storia della salvezza. Tale presenza materna si concretizza nella liturgia della fede e si sperimenta nella vita della Chiesa e di ogni singolo credente.

 

- La dottrina del Concilio esposta nella Lumen Gentium (60-62), è stata poi approfondita da Giovanni Paolo II nell'enciclica Redemptoris Mater, specie nei numeri 39-41.

 

- Nella collezione delle nuove messe della Madonna. La recente dottrina della Chiesa è insegnata con vigorose e felici espressioni: Maria, Madre e serva di Cristo, autore della nuova Alleanza, nel misterioso disegno della redenzione voluto dal Padre, è riconosciuta come "cooperatrice e ministra del nuovo patto di salvezza" (Prefazio). Servizio suscitato dalla sua adesione alla volontà del Padre, consacrando tutta se stessa alla missione del Figlio e "cooperando fedelmente al mistero dell'umana redenzione" (Prefazio). Nella sua sapienza d'amore, inoltre, la Trinità ha affidato alla gloriosa Vergine Maria un compito materno nella Chiesa, "costituendola " (il verbo di per sé è molto forte) "dispensatrice di grazia per il popolo di Dio" (Prefazio).

 

- I formulari della Messa Maria Vergine Madre e Mediatrice di grazia, inoltre, sintetizzano e descrivono la natura, i limiti e i contenuti teologici della "singolare associazione di Maria all'opera della redenzione" (Colletta) , così come oggi la Chiesa insegna e sperimenta ; missione materna concretizzata mediante "la potenza delle sue preghiere"; cooperazione salvifica qualificata, connotata e interpretata quale "provvidenza d'amore - che ha il suo fondamento nell'unica ma non esclusiva mediazione di Cristo, da cui trae la sua efficacia - "di intercessione e di perdono, di protezione e di grazia, di riconciliazione e di pace" (Prefazio).

 

 

In estrema sintesi, la cooperazione salvifica della Madre e serva del Signore è frutto della benevolenza divina ; dono dello Spirito che nella fede e nell'amore rende le creature, trasformate dalla grazia, "capaci" di collaborare, "nel dono sincero di sé", alla missione dell'unico Mediatore Cristo, di cui Maria, la perfettamente redenta e santificata, è la peculiare serva cooperatrice. Lei stessa, prima redenta fra i redenti, riceve questa grazia che in modo singolare la associa alla redenzione di Cristo con il compito di manifestarne l'efficacia. Qui si comprende infine come tale ruolo di Maria illumini anche la singolare funzione della Chiesa, sacramento universale di salvezza.

 


S.-M. PERRELLA,

Mediazione e corredenzione, una dottrina ancora da approfondire,

in "Madre di Dio" 11 (1997), p. 4-5.