Diversi teologi hanno espresso la necessità di riformulare la dottrina redentiva per poter comprendere correttamente la cooperazione di Maria Santissima, ma pochi si sono azzardati a formulare proposte concrete in tale ambito. A. M. Calero è uno di questi[1].
Lasciando a margine la polemica sul 5° dogma, Calero afferma con decisione la necessità di riformulare la dottrina soteriologica [riguardo alla salvezza] su nuove basi per poter ridefinire il tema della corredenzione mariana[2].
Già il Vaticano II, ad esempio, ha mostrato la necessità di riscoprire il valore soteriologico di ogni istante della vita di Gesù, non limitandosi al solo atto sacrificale in croce, con la conseguenza che la cooperazione di Maria non potrà ridursi alla sola compassione.
Riscoprire la dimensione trinitaria della redenzione con tutto ciò che ne consegue.
Anzitutto va precisato che l'iniziativa salvifica è del Padre: dono di misericordia per l'uomo, riscoprendo la giustizia giustificante e non vendicativa.
Cristo è l'unico mediatore, o meglio: la stessa mediazione personificata; Egli, infatti, non si pone propriamente tra Dio e l'uomo, dal momento che è Egli stesso sia Dio che uomo nell'unità di una persona. Questo apre un divario inimmaginabile tra la "Mediazione" di Cristo e la "mediazione" di qualsiasi altra creatura: nei due casi il concetto di mediazione è applicato solo per analogia.[...]
Riscoprire la dimensione comunitaria-ecclesiale.
I battezzati non sono semplici beneficiari della redenzione, quanto piuttosto soggetti chiamati a collaborare attivamente a tale opera. Calero parla di una cooperazione soggettiva, intesa come recezione della grazia, e di una cooperazione oggettiva, che è «l'azione di un membro a favore degli altri»[3].
Rinnovare il modo di intendere la grazia, che in passato è stata eccessivamente cosificata.
La grazia è relazione con Dio, «"autocomunicazione" che Dio fa di se stesso all'uomo, e che l'uomo accoglie (o non accoglie)»[4]. [...]
E Maria Santissima?
Maria Santissima è prima di tutto la «Donna riconciliata»[5], ovvero, anzitutto e primariamente, soggetto passivo della redenzione. Con tale redenzione Ella assume un rapporto nuovo con la Trinità ed è costituita Figlia prediletta del Padre, Madre del Dio Figlio, e Tempio vivo e santo dello Spirito Santo[6].
Tale riconciliazione avviene in Maria secondo una doppia direzione logica: anzitutto ella fu riconciliata in vista della maternità divina; ma Ella fu riconciliata anche in vista della cooperazione alla redenzione del resto dell'umanità.[7]
Calero porta infine a superare l'obiezione classica che pone l'alternativa tra l'essere redenti e il cooperare alla redenzione perché, al contrario, Calero nota che quanto più uno è redento, tanto più è chiamato a partecipare alla redenzione degli altri.
Chiude però l'articolo l'invito ad abbandonare la terminologia corredentiva che, "si presta a una notevole e lamentevole confusione"[8].
[1] Calero, A. M., María en el misterio de Cristo y de la Iglesia, CCS, Madrid 1990.
Calero, A. M., La Vergine Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa, ElleDiCi, Leumann (Torino) 1995.
Calero, A. M., Repensare y reformular la corredención. La corredención mariana en la Mariología actual, in Estudios Marianos LXX (2004) 155-187.
Calero, A. M., El influjo salvífico de María, in Ephemerides mariologicae LV (2005) 371-393.
[2] Cfr. Id., Repensare y reformular, cit., 157.
[3] Ibid., 174.
[4] Ibid., 174
[5] Oppure «prima dei redenti».
[6] Ibid., 159.
[7] Ibid., 182.
[8] Ibid., 185.
Estratti da : Don Andrea VILLAFIORITA MONTELEONE, Alma Redemptoris socia. La cooperazione di Maria santissima alla Redenzione nella teologia contemporanea, Tesi di Dottorato in Teologia diretta dal Prof. Dott. Antonio Ducay ROMA 2009 (Pontificia università della santa Croce, facoltà di teologia), p. 165-168
(Sottotitoli da F. Breynaert)